Luci della Città
Abugaiò presenta: Vogliamo anche le rose
Venerdì 05 dicembre 2008
“Dal ritratto doloroso e bellissimo che ha costruito su sua madre in Un’ora sola ti vorrei a questo percorso su venti anni che, dice lo strillo di copertina, «hanno cambiato la nostra vita». Onestamente e affettuosamente, Alina Marazzi con questa frase rende onore a chi quei venti anni e poco più li ha vissuti lottando, ma si riferisce anche a chi, delle battaglie di quegli anni, ha beneficiata in seguito - una cosa che la cineasta milanese ripete in ogni incontro con la stampa, parlando delle cose che ha scoperto, lei delle generazione più giovane, su quei formidabili anni. «Formidabili» anni, nel senso vero che facevano paura, quando la contraccezione era ancora un reato, la potestà era «patria», era accettato di delitto d'onore, non c'era il divorzio e l'aborto era un orrore da attraversare clandestinamente.”
Irene Bignardi – Repubblica
“Dai '60 alla fine dei '70. Dall'esplosione della questione della donna in Italia all'implosione del movimento femminista. Alina Marazzi prosegue la sua analisi documentaria dell'identità femminile dopo lo splendido Un'ora sola ti vorrei e l'interessante e non risolto Per sempre. Sul filo di tre diari (di Anita, Teresa, Valentina) scorrono immagini di un ventennio ancora incandescenti, intervallate da un pregevole lavoro di animazione fatto di cottage di materiale d'epoca dall'effetto finemente sarcastico (complimenti all'autrice Cristina Seresini).”
Massimo Lastrucci – Ciak
“Semplicemente donne. Come Anita, Teresa e Valentina, di cui ascoltiamo ampi brani tratti dai loro diari. Oppure come le tante altre senza nome, che riempiono con i volti, le parole, i sogni (e anche le umanissime paure) Vogliamo anche le rose, di Alina Marazzi. Un collage di immagini degli anni 60 e 70, il ricordo vivo di una stagione che ha segnato in modo irreversibile l'evoluzione del costume nel nostro Paese. E il bello è che la regista, in quegli anni, era una bambina: dunque il suo non è un percorso nostalgico, tipo "guardate quanto eravamo brave noi della vecchia generazione". Al contrario, siamo davanti a un cammino di conoscenza, spinto dalla curiosità di sapere, di vedere, di capire.”
Luigi Paini – Il Sole 24 ore
“Dalle «signorine da marito» alle femministe post 1977, un «come eravamo» non solo per donne. Intrecciando abilmente diari e riprese d'epoca con suoni d'oggi, la regista racconta le trasformazioni della morale, la rivoluzione e la sua crisi. Con uno sguardo ironico e indignato, che lascia allo spettatore il confronto col presente.”
Alberto Pezzotta - ViviMilano, marzo 2008
“L'autrice era ancora bambina quando succedevano tutte le cose incredibili che ci racconta nel suo bellissimo documentario-caleidoscopio, un sapiente collage di immagini e documenti d'epoca (anni sessanta e settanta) di tutti i tipi: filmini familiari, corti sperimentali, inchieste tv, pubblicità, musiche, animazioni, diari di donne. [...]Con il suo documentario, Alina Marazzi aiuta a capire meglio l'Italia di oggi, ricordando non solo che il divorzio e l'aborto sono diritti relativamente recenti, ma anche che fino agli anni ottanta il delitto d'onore non era considerato un vero e proprio omicidio.”
Da Internazionale, 4 aprile 2008
”Alina Marazzi torna a lavorare sul passato recente e sull'idea stessa che di quel passato viene contrabbandata per autentica.
Qui recupera alcune tappe della cosiddetta emancipazione femminile italiana per farle cortocircuitare con le contraddizioni, i passi falsi, le priorità politiche del presente.”
Raffaella Giancristofaro – Rolling Stones